Giulietta Gheller e “Morfologie dell’amore” in mostra all’atelier di via Roma

Artista premiata, vincitrice nella sezione Scultura del Mediterranean Contemporary Art Prize 2nd edition, del Best 15 Prize a Paratissima 14 – Art Fair Torino e del Premio Escher per la Scultura ad Arte Salerno – International Art Prize 2018, scelta per figurare tra i cinquanta scultori rappresentati nell’Annuario Internazionale d’Arte Contemporanea “ARTISTI” Mondadori per il 2019, al Festival La Voce del Corpo Giulietta Gheller esporrà “Morfologie dell’amore”, all’interno dell’atelier di via Roma, 6 a Osnago (qui il programma completo con gli orari di visita alle esposizioni).

Giulietta contamina con musica, teatro e performance i mezzi espressivi che ha scelto per la sua attività artistica: disegno, pittura, ma soprattutto scultura.

Espone sia in mostre personali che collettive dal 1999, ed è convinta del ruolo etico e non solo estetico dell’arte, che la spinge portare i suoi lavori in spazi espositivi non tradizionali e a un pubblico quanto più variegato possibile, in situazioni sempre diverse e promuovendo una commistione tra la scultura e la pittura e tra ambiente e visitatori.

In pittura, dipinge a olio, prevalentemente corpi e volti umani, su tele di grandi dimensioni; in scultura, si dedica ancora alla figura umana, ma accostandovi o inserendovi materiali naturali o calchi di essi.

“Penso all’arte come a qualcosa in grado di modificare concretamente il vissuto delle persone: è una manifestazione dell’Umano paragonabile, in fisica, alla forza di gravità perché porta in sé una tale concentrazione emotiva ed intellettuale da poter alterare la traiettoria di chi la incontra”, questo il senso dell’arte per Giulietta Gheller.

Giulietta Gheller (Parma, 1979) opere in mostra presso lo spazio Atelier di Via Roma, 6:

Dialogo

Metamorfosi: Amore Nascente

Metamorfosi: Amore Fusionale

Metamorfosi: L’errore che apre

 

Contributo critico di Gianluca Poldi (archeometra)

«Forse una metamorfosi nasce da un dialogo, profondo e sbilanciato verso un esito diverso da quello originario. Metamorfosi è cambiare forma, quindi anche confine. Nelle sculture della Gheller sono spesso coppie a mettere la propria forma in gioco, o a scrutarsi nella semplice forza dello sguardo, della testa nuda, del busto, poi del tronco e dei lombi.
Saper sconfinare da e verso la Natura, da animale-uomo a vegetale e minerale. Il darsi nel corpo che si forma o anche lo scomparire progressivo di esso: una tensione di cui il verso non è chiaro.
Lo stesso corpo solitario, stante, religiosa meta di bellezza arcana, qui si erge e, insieme, si inabissa, o il cemento in polvere del cono che la regge e confina ne fa quasi una imperturbabile danseuse genuflessa.»

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