LA TELA “GAZA” DEL MAESTRO BRUNO FREDDI ESPOSTA IN MODO PERMANENTE A OSNAGO

Sabato 16 novembre alle ore 11:30 in Via Cavour, 12, verrà esposta al pubblico in modo permanente la tela “Gaza” del maestro Bruno Freddi,

Tutte le cittadine e i cittadini sono invitati all’inaugurazione e a riflettere sul significato profondo di questa opera che resterà esposta all’ingresso di una corte storica.

La tela, di grande forza espressiva, rappresenta un documento potente e commovente della situazione in Palestina, e del dolore delle persone che vivono recluse in una sorta di carcere a cielo aperto nel mezzo di un teatro di guerra.

Un ringraziamento speciale va aBruno Freddi, artista di grande sensibilità e umanità che ha dedicato settimane di lavoro a questa opera di grandi dimensioni e che ama portare la sua arte al di fuori degli spazi deputati: nelle strade, nelle piazze, nelle case.

L’opera “GAZA” del maestro Bruno Freddi nasce da una profonda esigenza di dare forma a un dolore che arriva dal suo passato di bambino che ha vissuto la tragedia della guerra, che si sperava cancellata dalla storia e che oggi è purtroppo tornata tra noi. Dopo la terribile azione terroristica di Hamas, che il 7 ottobre 2023, ha provocato l’uccisione di più di 1000 persone tra civile e militari, la reazione israeliana ha causato una distruzione immane e decine di migliaia di morti, in gran parte donne e bambini. L’artista, scosso da questi sanguinosi eventi, ha sentito il bisogno di esprimere tutta la sua angoscia e compassione attraverso questo straordinario e struggente lavoro. 

È un’opera che nasce dalla necessità di denunciare l’orrore di tutti i conflitti e la disperazione che essi portano alle popolazioni civili colpite. 

“Gaza” è un grido di dolore, che si ritrova chiaro nell’opera, dove vediamo un personaggio al centro del quadro che, attraverso il suo volto, esprime tutto lo strazio e la paura.  Le immagini che affollano questo dipinto sono molteplici: c’è un rimando alle caramelle, di solito simbolo di gioia, dolcezza e spensieratezza dell’infanzia, ma rappresentate in questo caso dai bambini stessi, esanimi e avvolti, proprio come caramelle, nei loro sudari.  Vediamo una donna che, nella disperazione, tenta a fatica di estrarre il corpo di uno suo caro dalle macerie.  C’è un poi un richiamo anche al sacrificio non solo di uomini, ma anche di animali a cui assistiamo in un conflitto così crudo.  Un cane, magro e denutrito che non vuole abbandonare il suo piccolo padrone, ormai morto, e gli asini, fondamentali mezzi di trasporto per i palestinesi, anch’essi raffigurati nel dipinto.  Infine, la Kefiah, simbolo del popolo e dell’identità Palestinese, in questo caso fatta a brandelli.

Gaza è un’opera importante, ma scomoda, che non può lasciare indifferenti, che ricorda ad ogni sguardo di non voltarci di fronte al dolore e alle disuguaglianze.  L’opera è uno schiaffo che deve risvegliare dal torpore e portare a riflettere sulla miseria umana e sulla responsabilità di ogni individuo di portare un messaggio di pace e di compassione.

 

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